Quello che non ti dicono.
La planarità del pavimento è la caratteristica più richiesta – una vera conditio sine qua non – degli stabilimenti logistici perchè condiziona in modo importante la sicura circolazione dei mezzi.
Tuttavia la planarità non è l’unica caratteristica fondamentale nei magazzini. Scopriamo quali sono le altre caratteristiche, meno evidenti ma comunque fondamentali che il pavimento deve garantire.
Richieste di planarità sempre più stringenti
I moderni magazzini di logistica sono progettati per garantire la massima efficienza possibile. Questa si raggiunge attraverso due processi:
- Velocizzare i processi lavorativi e la movimentazione
- Aumentare il numero ed il peso delle merci stoccate su metro quadro
Il primo processo di ottimizzazione si ottiene utilizzando carrelli automatizzati, spesso trilaterali o bilaterali, caratterizzati da una notevole altezza di elevazione e da ottimi livelli di efficienza.
Il secondo processo di ottimizzazione si raggiunge limitando quanto più possibile l’area destinata al traffico in favore dello spazio di stoccaggio, e sviluppando scaffalature a tutta altezza. Così, negli anni le corsie tra le scaffalature sono divenute sempre più strette, da cui il termine VNA (Very Narrow Aisle), che appunto identifica magazzini con scaffalature molto strette.
Riassumendo nei magazzini moderni i carrelli devono assolvere a tre caratteristiche fondamentali:
- Essere veloci ed efficienti.
- Essere in grado di raggiungere merci poste a notevole altezza dal suolo.
- Avere un profilo in grado di passare in corsie molto strette.
Un carrello con profili stretti capace di grandi elevazioni ha però un difetto tecnico molto importante: possiede un baricentro molto alto; in pratica anche la minima pendenza sul piano ortagonale può essere pericolosa. Quindi Il livellamento della pavimentazione è un fattore estremamente critico dato che si lavora con tolleranze millimetriche.
Anche una variazione minima dell’inclinazione dell’apparecchio può causare un rischio enorme per l’intero impianto.
Come raggiungere il livello di planarità richiesto
Poiché realizzare un pavimento industriale è ancora oggi un’opera artigianale, non è mai possibile raggiungere una planarità perfetta: qui entra in gioco il concetto di tolleranza di planarità, che può essere più o meno stringente a seconda delle necessità.
Ci sono molte accortezze per “tirare” un pavimento più planare possibile. Questi accorgimenti tecnici permettono di raggiungere le tolleranze di planarità previste dalla Norma UNI EN 11146 che, purtroppo a volte queste sono insufficienti per le esigenze dei carrelli.
Infatti i magazzini spesso richiedono tolleranze assai più stringenti come quelle previste dalle norme DIN15185 e DIN18202 e VNA. Quando il raggiungimento di questi parametri è fondamentale, va sempre previsto un intervento per aggiustare la planarità nelle corsie.
Perchè non si può essere certi di ottenere sin da subito la planarità richiesta?
Molti pensano che basti portare un piano perfetto per poter garantire una planarità perfetta, e credono che utilizzando per esempio una macchina Laser si possa raggiungere l’obbiettivo prefissato. Ma questa è una falsa convinzione.
Il motivo è che un calcestruzzo ha sempre una minima perdita volumetrica e presenta sempre del bleeding, ossia acqua in superficie. L’acqua,essendo più leggera del cemento e degli inerti ,tende per sua natura a salire in superficie. Il bleeding è infatti un fenomeno naturale che, se contenuto entro certi limiti, non arreca difetti al pavimento. Ma quando gli obbiettivi di planarità sono molto stringenti il bleeding è un terribile nemico.
L’intervento meccanico di calibratura
Per questi motivi le aziende serie sanno che l’unico modo corretto di agire è verificare la planarità dopo la maturazione, e correggere meccanicamente le tolleranza sbagliate.
Infatti è possibile intervenire sulla superficie per riportare la planarità perfetta. Va ricordato però che questo trattamento elimina i primi millimetri dello strato d’usura del pavimento, che, in seguito, va ripristinato.
Lo strato d’usura resta un fattore sottovalutato ma chiave per la logistica. I continui passaggi di merci richiedono una superficie estremamente durevole, perché Il consumo della superficie è continuo anche se concentrato sulle corsie di passaggio.
Cosa prevedere dunque?
Innanzitutto bisognerebbe evitare di prescrivere lo spolvero.
I motivi per evitarli sono fondamentalmente due.
- Lo strato d’usura è troppo sottile. Durante la ricalibratura viene completamente mangiato e va ripristinato completamente.
- Perchè lo spolvero attacchi è necessario favorire la presenza di acqua di bleedinf in superficie, senza la quale il cemento, legante del quarzo, non attaccherebbe sulla superficie.
Poi in generale andrebbero evitati, anche per il ripristino delle corsie strati d’usura troppo sottili. Preferire sempre malte di resina ad alto spessore, superiore a 8 mm.
In questo modo piastra è protetta non solo dall’usura continua che i carrelli esercitano sul pavimento durante il lavoro, ma anche dagli urti accidentali, e da eventuali strusciamenti delle forche sul pavimento. Se la piastra si rovina, le corsie perdono velocemente la planarità tanto cercata.
Una soluzione efficacissima, ma poco diffusa in Italia, sarebbe prevedere, sin da subito, uno strato d’usura ad alto spessore, di almeno 10 mm, che, anche dopo la ricalibratura di planarità, mantiene per lungo tempo la sua efficienza.
Poiché nella maggior parte dei casi questo non viene previsto sin dal principio, si è costretti ad applicare, dopo la ricalibratura, un trattamento in resina. In questo caso è meglio evitare trattamenti multistrato, (mai verniciature o strati filmogeni), preferendo comunque strati d’usura ad alto spessore.
Questo solleverà il committente dall’effettuare continui cicli di manutenzione sulle corsie. Purtroppo spesso questa indicazione non viene recepita, con il risultato di avere una resistenza all’usura inadeguata proprio nelle zone di massimo traffico.
.
Lascia un commento