Le pavimentazioni industriali celano una serie di inganni, ben conosciuti dagli addetti ai lavori, che alla fine danneggiano principalmente i committenti. Questi infatti, dopo la consegna dei lavori, sono gli unici a pagare le conseguenze di un prodotto mal realizzato. Ed il mercato assai confusionario non aiuta committenti e progettisti a barcamenarsi al meglio.
Ci sono però alcune convinzioni, direi alcuni falsi miti, quando non dei veri e propri inganni che vengono rifilati ai committente.
Il pavimento è un prodotto facile da realizzare e poco costoso.
Questo è il principale inganno in cui cadono molti committenti, ed anche molti ( troppi) tecnici di settore. Negli anni sono proliferate sedicenti ditte di “pavimentisti”, termine che non individua alcuna specificità, che propongono pavimenti a basso costo ed di durabilità ” Standard”. Questi ” operatori del settore” sono composte da squadre più o meno esperte nei getti ed attrezzate con vario genere di macchinari.
Questi sono certamente in grado di gettare e lisciare un pavimento industriale in condizioni standard, ma non hanno il know how di capire quando, e succede assai più spesso di quanto si pensi, lo ” Standard non basta”.
Tuttavia, l’inganno è difficile a svelarsi. Perchè all’apparenza molti pavimenti mal fatti si presentano ben eseguiti e ben rifiniti per la gioia apparente di chi li ha acquistati. I problemi, se non subito presenti, saranno l’incubo degli anni a seguire. Come si evince dai manuali di buona pratica, dalle norme tecniche e dalle normative Uni En, il pavimento industriale è un manufatto assai complesso che richiede una competenza specifica che non può essere improvvisata. Bisogna infatti che il pavimentista sia in grado di:
1) Verificare l’idoneità dei sottofondi
2) Saper progettare la piastra in funzione dell’utilizzo ( calcolo specifico, armatura e dimensionamento ) o quantomeno essere in grado di indicare al progettista eventuali mancanze.
3) Saper qualificare il calcestruzzo ( applicare tutte le normative di riferimento )
4) Poter definire le caratteristiche e lo spessore dello strato di usura ( applicare tutte le normative di riferimento.
5) Fare l’analisi dei costi per capire l’incongruenza o la congruenza delle offerte basate sul progetto.
6) Controllare la fase operativa predefinita in corso d’opera. ( presenza della D.L. )
7) Stabilire le norme di accettazione, collaudo e manutenzione.
L’importanza di questi passaggi è tale che la normativa vigente NTC2018 ha completamente recepito il documento CNr 2014 che prevede la completa responsabilità del progettista, in mancanza di una figura tecnica professionalizzata.
IL PAVIMENTO Dura Quel che dura E Poi va RIPRISTINATO
Questo è un’altro dei grandi inganni nei confronti dei committenti. Il committente paga per un’opera di basso livello, ed è costretto, negli anni, ad effettuare continui ripristini dei pavimenti ammalorati. Ed in questo caso non stiamo parlando di prodotti scadenti, di imperizia nella posa in opera, o di errori veri e propri. Semplicemente il pavimento non era adatto all’utilizzo finale, e dev’essere sistemato. A volte può capitare che il cliente non abbia badato a spese ma si ritrovi comunque con una superficie inagibile dopo pochi anni. Come è possibile?
Ancora una volta non si è badato all’utilizzo ed alla durabilità; infatti non viene considerata, l’applicazione di un sistema definitivo.
Un pavimento andrebbe studiato perchè necessiti del minor numero di cicli di manutenzione possibile e non sempre il prodotto più costoso è il migliore, esattamente come non è detto che una berlina top di gamma sia l’automobile migliore per lavorare in un cantiere.
I pavimentisti più spregiudicati lo sanno, e semplicemente si presentano dopo pochi anni al committente, pronti a risistemare il pavimento. Di chi è la colpa? Del progettista che non ha saputo indirizzare il committente adeguatamente.
LA RESINA E’ SEMPRE LA SOLUZIONE MIGLIORE
Anche questo è un luogo comune da sfatare. Innanzitutto il termine ” resina” non è per niente specifico. Per far un pò di chiarezza consideriamo che siano, semplificando, quattro gli elementi che individuano un pavimento in resina:
- Tipologia di resina: Acrilica, Epossidica, Poliuretanica, Vinilica, ecc ecc
- Tipologia del trattamento: autolivellante, Film, a impregnazione, massetto, multistrato, ecc ecc
- Spessore dello strato d’usura: da pochi micron ad un centimetro
- Tipologia e granulomentria delle cariche: Quarzo, Carborundum, ecc ecc
Senza aver almeno individuato questi quattro elementi parlare di resina è come parlare di aria fritta. Ed’ è proprio questo l’inganno che viene perpetrato nei confronti del committente, confondendo cosi sistemi applicativi e tipologie. Si danno così le caratteristiche di un un prodotto senza specificare l’importanza dell’applicazione.
Inoltre non sempre le resine sono la soluzione più ottimale o con il miglior rapporto/qualità prezzo.
La scelta della pavimentazione che più deve soddisfare il Committente in base alla usa attività per durabilità, ed efficienza. Oggi dati i tanti prodotti presenti sul mercato si arriva a proporre soluzioni specifiche mirate che possono rappresentare un “ pavimento su misura “.
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