Un modo efficace per definire la durabilità di un manufatto è attraverso il concetto di “tempo di vita utile”, ovvero il periodo di tempo che intercorre dalla sua consegna fino al momento in cui le sue condizioni deteriorate compromettono le attività previste. Tuttavia, il calcolo di questo “tempo di vita utile” non può essere casuale: deve essere basato sull’usura causata dall’utilizzo e su una stima, anche conservativa, dei danni provocati da eventi imprevedibili. Inoltre, in questo calcolo devono essere considerati anche gli eventi non legati all’utilizzo regolare, ma prevedibili. Ad esempio, è prevedibile che un pavimento esterno possa bagnarsi o essere esposto a temperature estreme anche se non è previsto dal suo utilizzo regolare.
Ma cosa significa esattamente che lo svolgimento delle attività previste sarà inficiato? Questo dipenderà dalla “destinazione d’uso” del manufatto. Infatti, ci sono attività in cui un deterioramento anche grave può avere un impatto limitato, come nel caso di un’officina meccanica, mentre ci sono altre attività in cui anche un danneggiamento minimo rappresenta un problema per l’intero impianto, come nel caso delle aziende logistiche o alimentari. Purtroppo, spesso la destinazione d’uso di un edificio non è chiara e sarà necessario effettuare una serie di valutazioni al riguardo.
Tuttavia, è importante tenere sempre presente che, indipendentemente dalla destinazione d’uso, se l’indice di deterioramento del manufatto aumenta, arriverà inevitabilmente un momento in cui sarà necessario procedere al ripristino o alla demolizione.
Come si definisce?
Il Tempo di Vita Utile di un pavimento industriale si dovrebbe definire in sede progettuale, in modo non dissimile a come si fa progettando un motore, un ponte o un qualsiasi altro manufatto.
Viene definito infatti sulla base della “destinazione d’uso” ed a sua volta definisce il “Piano d’uso e manutenzione” previsto dalla norma CNR2014
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